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13 Giu 2022

Come si definisce uno spazio confinato?

Silos, Cisterne, tunnel, tombini, sistemi di ventilazione.
Parliamo spesso di spazi confinati, figurando -giustamente- nelle nostre menti luoghi chiusi, angusti e con ingresso difficoltoso. 

Ma non tutti i luoghi che corrispondono alla definizione di “spazio confinato” sono chiusi. Ad esempio, lo è anche un sistema idrico con vasche a cielo aperto che richiedono interventi.

Quindi cosa definisce uno spazio confinato?

Le due norme che in Italia attualmente parlano e danno indicazioni sul lavoro in spazi confinati sono il D. Lgs. 81/08 ed il D.P.R. n. 177/11 (decreto specifico per la qualificazione degli addetti ai lavori).
Purtroppo, nonostante siano passati quasi undici anni da questo provvedimento, risultano alcune criticità irrisolte come la definizione univoca di questi ambienti confinati e la mancanza di indicazioni certificate per la formazione professionale del personale coinvolto. Cercano di fare un po’ di chiarezza in questo senso 3 fact sheet pubblicati dall’Inail nel 2020, elaborati dal Laboratorio macchine e attrezzature di lavoro del Dipartimento innovazioni tecnologiche (Dit) dell’Istituto.

Nonostante, come dicevamo, la mancanza di una definizione univoca è una delle criticità dei provvedimenti in vigore, un po’ per l’esperienza maturata in questo ambito negli anni e per l’interpretazione delle norme sopra citate, potremmo arrivare a definire delle peculiarità che, se presenti, caratterizzano gli spazi confinati:

  1. ambienti totalmente o parzialmente chiusi,
  2. non progettati per un’occupazione permanente o prolungata nel tempo da parte dell’uomo,
  3. che presentano accesso/uscita ristretti, piccoli e/o difficoltosi,
  4. che potrebbero presentare pericolo per chiunque vi sia coinvolto per una delle seguenti ragioni:
    1. Pericolo atmosferico o ventilazioni naturale insufficiente;
    2. Materiali o sostanze che contiene;
    3. Altri rischi strettamente correlati ai primi due.

Perché si lavora negli spazi confinati?

Anche se questi ambienti confinati sono altamente pericolosi e non sono destinati ad accogliere l’uomo in maniera permanente o prolungata, hanno comunque necessità di manutenzione, di pulizia, di riparazioni. Tutte operazioni che richiedono l’intervento fisico di lavoratori.

Si tratta quindi di ambienti confinati in cui sono proprio gli operatori che, lavorando, si espongono a pericolo di morte e/o infortunio ed è proprio per questa ragione che la gestione degli spazi confinati deve essere bene organizzata, chiara e definita.

Diventa fondamentale che nelle aziende ogni spazio confinato sia ben identificato ed identificabile con apposito cartello distintivo.
Per ognuno di essi è molto importante redigere un programma di gestione e di sicurezza in cui vengono riportate le procedure da mettere in atto prima dell’ingresso dell’operatore, in fase di ingresso, di lavoro e di uscita dallo spazio confinato. Aspetto ancora più fondamentale da trattare nel programma, è quello legato alle procedure e manovre attraverso le quali, in caso di necessità, si prevede il soccorso e l’eventuale recupero di un lavoratore.

Chi può lavorare negli spazi confinati?

Secondo quando previsto dal D.P.R. n. 177/11, articolo 2:

qualsiasi attività lavorativa nel settore degli ambienti sospetti di inquinamento o confinati può essere svolta unicamente da imprese o lavoratori autonomi qualificati in ragione del possesso di opportuni requisiti.

L’articolo prosegue andando a specificare poi l’elenco di tali requisiti, parlando inoltre di opportuna attività di informazione, formazione e addestramento di tutto il personale specificamente mirato alla conoscenza dei fattori di rischio propri di tali attività.
Prosegue con il requisito fondamentale legato al possesso di DPI, strumentazione e attrezzature di lavoro idonei alla prevenzione dei rischi propri delle attività lavorative svolte negli spazi confinati.

Una volta in possesso di questi requisiti ed aver quindi l’idoneità a poter lavorare in questi ambienti confinati, come ulteriore tutela (ma a discrezione dei responsabili della sicurezza), sarebbe opportuno inoltre il rilascio di permessi specifici per ogni singola attività in ogni spazio confinato. Questi permessi accerterebbero la reale formazione e informazione dell’operatore e tutta una serie di informazioni sull’intervento: dai dati anagrafici del lavoratore, alle specifiche del lavoro che si andrà a fare, ai risultati inerenti la verifica sulla bontà dell’aria, alla descrizione dei rischi potenziali e una check-list dei passaggi da seguire per ogni circostanza che si potrebbe presentare (compresa un’operazione di recupero).

Cosa fare in caso di infortunio del lavoratore?

L’ingresso e il lavoro in uno spazio confinato richiedono sempre la partecipazione di 2 o più operatori e mai di un operatore singolo.
In linea di massima, la prima cosa da fare in caso di infortunio, è che l’operatore esterno allo spazio confinato chiami i soccorsi, il Servizio Sanitario Nazionale (118) o i Vigili del Fuoco. Contrariamente a quanto si pensi ed al primo istinto che verrebbe sul momento, l’ingresso nello spazio confinato per prestare soccorso all’infortunato è l’ultima opzione da dover attuare e solo in rari casi.
Il secondo operatore, dopo aver avvertito i soccorsi, deve poi accertarsi che l’operatore sia cosciente e capire se sia in grado di uscire dallo spazio in autonomia. Solo in caso contrario dovrà attuare (sempre restando all’esterno dello spazio confinato), le operazioni di soccorso di sua competenza, che trova elencate nel programma di sicurezza. È per questo che risulta fondamentale leggerlo attentamente ed obbligatoriamente prima di ogni intervento.

Quali dispositivi servono per lavorare in uno spazio confinato?

Partendo dai DPI indispensabili per il lavoro in sicurezza (idonea imbracatura, casco di sicurezza, scarpe adeguate all’intervento, linea vita retrattile e verricello), un aspetto fondamentale da valutare riguarda la scelta di un sistema di sicurezza di cui avvalersi durante tutto l’intervento.

In base a come si presenta il luogo di lavoro dovrà essere deciso l’opportuno sistema di sicurezza, il relativo fissaggio se necessario o la configurazione con sistemi autoportanti.
Il lavoro negli spazi confinati rappresenta già di base un’esposizione ad un rischio molto elevato per un lavoratore per cui, oltre ad un’idonea formazione, informazione ed addestramento diventa estremamente importante anche la scelta dei sistemi a cui affidare la propria vita.

Innova è un’azienda specializzata in questa categoria di dispositivi e vanta un’esperienza pluriennale in questo campo. Il catalogo XTIRPA offre molteplici soluzioni di estrema qualità e robustezza, con prodotti molto semplici da assemblare, installare ed utilizzare: basi di fissaggio a pavimento, a parete fisse e regolabili, con base ad H, sistemi per accessi orizzontali e basi autoportanti che non necessitano di fissaggio. Per ogni base è possibile scegliere bracci-gru di diversa lunghezza in modo da riuscire a coprire ogni distanza o casistica possibile.

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